Linguaggio bambini: sviluppo e ritardo del linguaggio

Linguaggio bambini: quali sono le tappe focali nello sviluppo del linguaggio infantile? E come mai può avvenire un ritardo del linguaggio?

Il linguaggio ha una importanza centrale per raggiungere molti obiettivi. Prima di arrivare alla scuola gli adulti familiari sono fondamentali per sviluppare il linguaggio. Nella scuola invece sono centrali i bambini della stessa età. All’inizio la lingua orale sarà la più importante, dopo con la lettura e la scrittura può migliorare sempre più il linguaggio senza la presenza di altre persone.

Il linguaggio è una rappresentazione della realtà costruita attraverso un mezzo di comunicazione che è condiviso socialmente. È anche un sistema di segni arbitrario e condiviso da un gruppo, con l’obiettivo di comunicare con gli altri e che permette di manipolare mentalmente la realtà in assenza della stessa. Il linguaggio ha inoltre un enorme potenziale creativo.

QUALI SONO LE FUNZIONI DEL LINGUAGGIO?

Tutti sono d’accordo sulle funzioni più importanti del linguaggio: regolatrice, ossia scambi per esprimere desideri, declaratoria, per trasmettere l’informazione, interrogativa o euristica, perché così il bambino investiga la realtà.

Le prime due sono le prime che si sviluppano nel bambino. A due anni il bambino di solito ha già acquisito le funzioni comunicative più importanti, così incomincia ad arricchirele e le produzioni linguistiche che sono sempre più plurifunzionali.

A scuola il bambino apprende poi sempre di più. Impara quando deve parlare, come, con chi ecc, quindi nella scuola lo sviluppo si focalizza sulla progressiva acquisizione di abilità comunicative.

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I PROBLEMI DI LINGUAGGIO

Quando un bambino ha problemi di linguaggio, significa che non è allo stesso livello dei bambini della sua stessa età. Indubbiamente non si deve confondere ritardo e disturbo. Un disturbo è presente quando il linguaggio ha problemi qualitativi e quantitativi.

I problemi di linguaggio possono essere differenti ma in genere problemi gravi di comunicazione sono relazionati con problemi medici gravi come autismo e psicosi.

I problemi possono essere molteplici: mutismo selettivo, dislalia, disfemia, disglossia, ritardo del linguaggio, disfasia…

I problemi legati al linguaggio provocano problemi psicologici, perché una difficoltà di questo tipo può condizionare diversi ambiti e portare a una condotta di evitamento di certe situazioni. A livello relazionale ci possono essere molte difficoltà e questo crea problemi anche per quanto riguarda la componente emozionale che porta a una mancanza nella componente comportamentale. È come un circolo vizioso.

LA VALUTAZIONE

Per questo motivo è molto importante, se si dovessero evidenziare problemi, richiedere una valutazione. È fondamentale che la valutazione dei problemi sia buona e ciò significa il più completa possibile.

Deve fornire infatti informazioni sui punti forti e deboli dell’individuo, il possibile intervento, spiegare il disturbo e la valutazione dei progressi. Una buona valutazione ha tre momenti: una valutazione iniziale, una valutazione formativa o di processo, e una valutazione finale.

La valutazione iniziale si focalizza sulle caratteristiche comunicative dell’individuo, ma fa anche valutazioni complementari per valutare il funzionamento motorio, sensoriale, neurologico e cognitivo e si parla anche dell’eventuale intervento che si vorrebbe mettere in atto.

La valutazione formativa si concentra invece sui progressi e serve per correggere l’intervento se i risultati non dovessero essere positivi.

La valutazione finale osserva infine i cambiamenti, ovvero il grado di conseguimento degli obiettivi proposti all’inizio.

I professionisti che intervengono in una valutazione sono molti: neuropsichiatra infantile, psicologo specializzato in infanzia, logopedista… Però anche familiari ed educatori sono importanti per una valutazione più completa possibile.

L’INTERVENTO

Gli interventi sono diversi a seconda delle difficoltà del bambino, ma l’aiuto di una logopedista è sempre consigliabile. In base a quanto questo disturbo sia pervasivo può essere opportuno un approccio multidisciplinare, in cui siano coinvolti altri specialisti come un neuropsichiatra, uno psicologo e uno psicomotricista.

Senza dubbio è importante coinvolgere anche i genitori e spiegare quali possano essere le reazioni migliori a queste difficoltà del bambino. Si tratta di ciò che si definisce parent training , un modello di intervento indiretto in cui i genitori diventano protagonisti attivi dell’intervento riabilitativo del proprio bambino, grazie alle strategie psicoeducative fornite dallo specialista.

D.ssa Diana MedriPsicologa psicoterapeuta età dell’infanzia Milano

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